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"noi non siamo ciò che possediamo,
ma ciò che rappresentiamo per gli altri."

Le storie

Ali

Ho letto di Ali sul Corriere nello scorso mese di agosto e mi ha colpito subito la sua storia incredibile:

a 7 anni quando viveva in Afghanistan ha perso i suoi genitori nel bombardamento della loro casa e si è salvato, insieme al fratello di 9 anni più grande, solo perché erano a scuola

nei successivi 4 anni lui e suo fratello hanno percorso migliaia di chilometri a piedi arrivando sino in Iran, dove il fratello era riuscito a trovare un lavoro. Successivamente, dopo un altro viaggio estenuante, sono arrivati in Turchia dove si sono imbarcati su un gommone per raggiungere la Grecia, ma durante la traversata il fratello di Ali è annegato e lui si è ritrovato da solo a 12 anni

Con un aiuto economico del datore di lavoro del fratello è riuscito ad imbarcarsi per arrivare in Grecia da dove ha tentato per una prima volta di raggiungere l’Italia senza successo

Ha provato una seconda volta nascondendosi sotto un camion imbarcato su un traghetto per Venezia e all’arrivo, mentre il camion ripartiva nel suo percorso su strada è stato notato da una passante mentre rischiava di finire sotto le ruote del mezzo pesante

Ricoverato in ospedale, gli è stato riconosciuto lo status di rifugiato, è stato inviato in un primo centro di accoglienza per minori e poi in un altro centro a Roma dove è stato assistito da alcuni insegnanti che gli hanno fatto capire che la sua unica possibilità di riscatto era studiare prima per imparare l’italiano e poi per crearsi una professione

Da allora Ali non ha più smesso di studiare: ha imparato perfettamente l’italiano, ha ottenuto un diploma in Ragioneria e si è iscritto alla Sapienza di Roma dove studia Giurisprudenza ed ha tutti voti molto alti perché diversamente non potrebbe usufruire della borsa di studio

Ho voluto conoscerlo e tramite il suo docente l’ho contattato.

Sono andato a prenderlo in stazione perché era in arrivo da Roma e mi aspettava sul binario con lo sguardo incerto di chi ancora non ha ben capito cosa gli stia succedendo
Mentre prendevamo i mezzi per raggiungere il ristorante che avevo prenotato ho cercato di metterlo a suo agio, parlando del più e del meno e l’ho visto un po’ meno teso..
Poi ci siamo seduto a tavola ma quando è stato il momento di ordinare, nonostante il menù offrisse di tutto, ha voluto mangiare pochissimo perché la tensione si stava nuovamente impadronendo di lui

Allora per provare a metterlo a suo agio ho incominciato a parlare un po’ di me e di quello che faccio e del perché lo faccio tramite la Fondazione….mi ha ascoltato e piano piano ha iniziato anche lui a raccontarsi…a raccontare della sua infanzia sotto le bombe, dei genitori e del fratello che ha perso, della fuga rocambolesca e pericolosa in Italia sotto la pancia di un camion e degli anni passati nelle case famiglia
Mi ha raccontato tutto con un tono monocorde ed apparentemente distaccato, come se la cosa riguardasse qualcun’altro e non lui, ma so per esperienza che è una reazione comune a chi è stato obbligato a metabolizzare un dolore altrimenti insopportabile

Ho voluto quindi capire la sua situazione economica che è molto difficile perché pur usufruendo di una piccola borsa di studio, che gli consente di pagare la retta universitaria ed il pensionato, gli restano solo 150 euro al mese e si deve quindi inventare ogni mese dei lavoretti che però complessivamente aggiungono non più di altri 150 euro al mese, per un totale di soli 300 euro al mese con i quali sopravvive

Gli ho quindi spiegato che era mia intenzione sostenerlo nel suo percorso di studi perché è l’unica possibilità che lui ha di far evolvere la sua situazione in modo permanente e gli ho quindi garantito un assegno mensile per i prossimi 3 anni, sino alla laurea, che gli consentirà di vivere decorosamente concentrandosi negli studi senza dover disperdere le energie nei mille lavoretti che si inventa ogni mese per sopravvivere e gli ho consegnato anche il suo computer nuovo che gli sarà certamente di aiuto negli studi

Quando siamo usciti dal ristorante per tornare in stazione è stato forse il momento più difficile : l’ho visto sopraffatto dall’emozione, incapace di dire una sola parola….poi piano piano si è di nuovo tranquillizzato un po’

Sono io invece che, nonostante i tanti anni spesi in questa attività e le centinaia di persone conosciute, sono andato in crisi quando salutandomi mentre saliva sul treno mi ha detto :

“grazie, adesso sento di avere di nuovo una famiglia”

beh…non mi vergogno ad ammettere che è stato molto difficile anche per me mantenere il controllo…e me la sono cavata solo grazie ad un provvidenziale paio di occhiali da sole..

Un giorno ho detto che il dividendo umano è la cosa più importante che ottengo dalla mia attività ed oggi Ali, più di chiunque altro, me lo ha dimostrato