Le storie
Ines - una storia al limite
Oggi ho conosciuto Ines ed i suoi due figli. Il suo caso mi è stato segnalato da un Centro di ascolto nella periferia nord di Milano.
In quasi dieci anni di esperienze a contatto con il disagio economico e sociale non ho mai vissuto un’esperienza come quella di oggi e cercherò di spiegare perché.
Ines ha 40 anni è peruviana, ha due figli, uno di 17 anni, Carlos, ed uno di 5 anni. Felipe.
Felipe è nato prematuro e alla nascita ha sofferto di una ipossia cerebrale che gli ha causato una tetraparesi spastica. E' su una sedia a rotelle da quando è nato. A parte il grave handicap motorio, è intelligente e vivace.
Il marito di Ines è scomparso di casa un anno fa e nessuno sa dove sia. Da allora Ines ha cercato di mantenere la propria famiglia lavorando part time come baby sitter. Non può lavorare a tempo pieno perché al pomeriggio deve dedicare tutto il suo tempo a Felipe quando torna dall’asilo. In questo modo il reddito di Ines non ha mai superato i 400 euro mensili, cifra con la quale ha dovuto mantenere sé stessa ed i propri figli. A fine dicembre Ines perderà il lavoro perché la famiglia dove lavora non si può più permettere una baby sitter.
Ovviamente, non è più stata in grado di pagare l’affitto della sua casa per cui il proprietario si sta attivando per ottenere lo sfratto.
Dimenticavo : l’appartamento di Ines è al terzo piano di una casa senza ascensore per cui ogni giorno, più volte al giorno, deve salire e scendere le scale con Felipe in braccio dopo aver prima portato giù, sempre a braccia, la sua sedia a rotelle.
La sorella di Ines ha trovato un altro appartamento più adatto, al piano terra di uno stabile, da dividere con lei, ma Ines non ha ovviamente i soldi per pagare la sua quota di affitto.
Quando stasera sono entrato nel loro appartamento ho conosciuto una madre comunque forte e determinata a fare ogni cosa per non fare ulteriormente precipitare la situazione.
Ho anche passato un po’ di tempo a giocare sul letto con Felipe. Ho raramente visto un bambino cosi allegro e vivace e questo mi ha sconvolto come mai mi era successo. Forse perché nella nostra mente abbiamo un luogo comune che associa disabilità a tristezza. Felipe però è sempre allegro forse perché non ha ancora capito la differenza che lo separa dai suoi compagni o forse anche perché sua madre è una donna incredibilmente coraggiosa. Sono passate molte ore da quando sono tornato da casa loro ma non riesco a cancellare dalla mia mente l’immagine di questo bambino.
Ines ed io abbiamo parlato del Perù, delle mie esperienze e dei progetti di aiuto nelle missioni nel nord del paese e mi ha raccontato che anche lei, nonostante la sua situazione, ha continuato a mandare ogni tanto un pacco viveri ad un missionario della sua città natale. Quanti di noi, condannati a sopravvivere con 400 euro da dividere in tre, avrebbero continuato a preoccuparsi per chi sta peggio ? Questa è stata la seconda cosa che mi ha sconvolto stasera.
Ad Ines ho garantito per almeno due anni l’affitto della casa ed un reddito decoroso per mantenere lei ed i suoi figli anche se non dovesse trovare lavoro. Vincendo l’emozione mi ha detto : “ho sempre pensato che se io avessi aiutato gli altri, qualcuno prima o poi avrebbe aiutato me e stasera è successo..”
Sono uscito da quella casa, questa volta più di tutte le altre, con la netta sensazione di avere ricevuto molto più di quello che ho dato e, credetemi, non è un’affermazione retorica.