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Le storie

Anna

Anna ha 47 anni vive in un alloggio popolare in un Comune della provincia di Milano e da quando ne ha 25 soffre di una grave malattia degenerativa del fegato.

I primi anni i medici hanno cercato di tamponare la situazione ma le sue condizioni cliniche sono progressivamente peggiorate sino a rendere indispensabile, nel 2006, un trapianto di fegato.

Ovviamente, le condizioni cliniche di Anna le hanno sempre impedito di lavorare e l’unico sostegno economico è derivato dal lavoro che l’anziana madre ha svolto per una cooperativa che si occupava delle pulizie presso i centri commerciali della zona.

Dovendosi occupare della figlia, la madre di Anna ha sempre potuto lavorare solo a tempo parziale per uno stipendio che non ha mai superato i 500 euro mensili, mentre l’indennità percepita da Anna di 200 euro è sempre stata utilizzata per pagare l’affitto e le spese della loro abitazione. Madre e figlia sono sempre vissute, o forse sarebbe meglio dire sopravvissute, con 500 euro al mese.

Quando si è reso indispensabile il trapianto, la madre di Anna, dovendola accudire in modo continuativo, non è stata più in grado di lavorare e la situazione per loro è diventata drammatica. Hanno fatto una richiesta urgente di aiuto al proprio Comune per avere un sostegno economico ma la risposta è stata un contributo una tantum di 300 euro…

Si sono quindi decise a fare un appello tramite il Corriere della Sera ma la risposta delle istituzioni è stata pressoché inesistente non essendo state neanche in grado di garantire ad Anna un sostegno logistico per i trasferimenti che doveva fare due volte alla settimana da casa propria all’Ospedale di Niguarda per le visite di controllo e le terapie post trapianto.

Anna e sua madre hanno quindi affrontato due volte alla settimana una trasferta lunghissima, oltre 40 chilometri tra andata e ritorno, con i mezzi pubblici, indossando una mascherina e con un catetere inserito in corpo, rischiando ogni volta di contrarre infezioni potenzialmente letali.

Alla fine, l’appello al Corriere è stato utile perché ad Anna abbiamo garantito le risorse economiche necessarie affinché sua madre potesse lasciare il lavoro ed occuparsi di lei a tempo pieno.

Oggi Anna sta bene anche se non è in grado di affrontare impegni lavorativi in modo continuativo. Il loro reddito netto non supera i 500 euro al mese. Per una integrazione del loro reddito non possono contare su nessun intervento delle istituzioni ma solo su contributi in forma privata.

Dimenticavo…il loro Comune che a suo tempo si è speso con un contributo una tantum di 300 euro è uno dei Comuni della provincia di Milano con maggiori entrate derivanti dalla presenza di numerosi centri commerciali in zona..