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"noi non siamo ciò che possediamo,
ma ciò che rappresentiamo per gli altri."

Le storie

Paolo

L’altro giorno mi hanno chiamato da uno dei Centri di ascolto con i quali collaboro abitualmente perché c’era una situazione difficile da risolvere ma diversa da quelle con le quali ci confrontiamo abitualmente.

Paolo ha 58 anni ed è in una condizione di indigenza assoluta : zero reddito, sopravvive solo grazie ai pacchi viveri della Caritas ed ha uno sfratto imminente in corso. Solo che Paolo, a differenza di molti altri, indigente non lo è diventato perché la sua azienda ha chiuso o perché ha dovuto chiudere il suo negozio.

Sino a tre anni fa Paolo e sua moglie vivevano bene : sua moglie era un brillante avvocato e lui aveva una fiorente attività commerciale, conducevano una vita molto agiata e non si negavano nulla.

Poi, improvvisamente, sua moglie è morta e Paolo è stato travolto dalla perdita della sua compagna : è precipitato molto rapidamente in una depressione inarrestabile, ha smesso di lavorare, passando le sue giornate con lo sguardo perso nel vuoto, incapace di elaborare il lutto che lo aveva colpito.

Come spesso succede quando si cambia rapidamente condizione sociale e si scivola in basso, gli amici si sono allontanati e lui è rimasto solo con i suoi fantasmi. Improvvisamente si è reso conto di non essere più in grado di mantenersi ed ha iniziato a frequentare il Centro di ascolto del suo quartiere che lo avviato verso un percorso di reinserimento che però si è rivelato fallimentare : Paolo si è limitato a ritirare il minimo indispensabile per sopravvivere senza però alcuna reale volontà di uscire dalla sua condizione, manifestando invece sempre più spesso l’intenzione di farla finita. Mi hanno quindi chiamato per fargli avere un sostegno economico in attesa di verificare la possibilità di un suo reinserimento nel mondo del lavoro che lo aiuti ad uscire dalla depressione.

Quando è entrato dalla porta l’ho guardato ed ho capito subito : aveva lo sguardo spento di chi guarda senza vedere, indifferente a tutto ciò che gli succede intorno.

Ho iniziato a parlargli lasciando che raccontasse ciò che voleva della sua situazione e dopo averlo ascoltato gli ho detto che dalla prossima settimana gli avrei garantito un sostegno al reddito tale da consentirgli di evitare lo sfratto e di mantenersi con dignità in attesa di trovare un’occupazione.

All’improvviso il suo sguardo si è acceso e mi ha chiesto : “perché lo fa ?”

Gli ho risposto semplicemente che lo volevo aiutare.

Allora mi ha fissato nuovamente, ma questa volta con un sorriso, e mi ha detto : “allora è vero che esistono le persone come lei ?”. Poi ha avuto un sussulto e mi ha detto ancora : “..ma io ho letto tempo fa sul Corriere di una persona che si aggira per Milano ad aiutare le persone in difficoltà, per caso è lei ?”

Dalla mia espressione ha capito che ero io e si è alzato per stringermi la mano e poi è uscito sorridendo.

La settimana prossima inviterò Paolo a pranzo perché non è solo di denaro che ha bisogno : nella mia esperienza, per molte di queste persone, è altrettanto importante che qualcuno si accorga di loro, che le ascolti e le aiuti a recuperare la dignità persa per strada.